Sanità Calling - Re-connection with the city

Seconda uscita della stazione metropolitana di Materdei nel quartiere Sanità, Napoli.
Paese: Italia
Luogo: Comune di Napoli
Committente: Invitalia-Comune di Napoli
Team: Tecnosistem s.p.a. , prof. Miano , GAPS ( Mario Pucciarelli, Francesco Romani, Costantino Diana, Semonella Raffaele, Marichiara Rinaldi, Mario Giacca, Luigi Stanzione, Veronica De Falco, Marco Stradolini) , SIA srl
Concorso in due fasi: Progetto vincitore
 
 

Il progetto della seconda uscita della stazione metropolitana di Materdei nel quartiere Sanità ha costituito un’importante opportunità di dare voce a una comunità ri- emergente che esige equità, inclusione e identità spaziale. Negli ultimi anni nell’area dei Vergini e della Sanità, difatti, si è registrata una significativa inversione di tendenza, il superamento del “congelamento” e della fissità che aveva contraddistinto la vita di questa parte della città di Napoli, che a più riprese era stata catalogata come periferia interna al centro della città. Questo cambiamento è soprattutto dovuto all’azione interna, alla forza dell’associazionismo, alla volontà delle comunità locali, alla consapevolezza che queste aree costituiscono un bene di grande valore sotto il profilo sociale, morfologico, storico-insediativo, architettonico, con potenzialità notevolissime sotto il profilo dell’attrattività turistica.

 

L’uscita della stazione è stato reinterpretata come tema della connessione urbana e ambientale tra intervento e quartiere e, ad uno sguardo più ampio, come ricucitura di antichi rapporti tra i cittadini della Sanità, l’area di Materdei e la città tutta. Una connessione urbana che favorisce e genera una connessione tra le persone. Rispondendo, di fatto, alle istanze messe in luce da Hashim Sarkis, curatore della 17 Biennale 2020. “In un contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più ampie e da disuguaglianze economiche sempre maggiori chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali possiamo vivere generosamente insieme: insieme come esseri umani che, malgrado la crescente individualità, desiderano connettersi tra loro”.

In quest’ottica il processo partecipativo è stato sviluppato attraverso la consultazione, la partecipazione e la co-progettazione della comunità, a partire da una base progettuale aperta e variabile. Premessa fondamentale è stata la consapevolezza di trovarsi dentro un brano urbano di eccezionale valore storico e architettonico, il “borgo dei borghi”, dal quale Giovanni Celano riteneva che potesse derivare una grande città: “basta dire che ci sono diciassette famosissimi e ampi monasteri di frati, sette monasteri di monache di clausura e sette famosi conservatori”.

Con questa consapevolezza è stato possibile avviare un processo di definizione di una visione collettiva e di condivisione di un futuro possibile e migliore; da qui prendono senso i temi progettuali affrontati.

Ciò ha richiesto un meccanismo partecipativo che sapesse coinvolgere i cittadini e le associazioni, ma anche, a partire dalla centralità del Comune di Napoli e della Municipalità, gli enti presenti nell’area con proprietà estremamente significative, dal Demanio, alla Curia e alle molteplici istituzioni religiose interessate, dalle Aziende Sanitarie, alle Università e alle istituzioni scolastiche. L’idea progettuale si è, dunque, costruita progressivamente, favorendo la partecipazione degli abitanti del quartiere, senza sottrarre alla città nel suo insieme un’importante occasione di trasformazione di un brano di territorio “appartenente a tutti”, in un processo di ricostruzione dell’identità del quartiere e di attivazione sociale dei suoi abitanti. Ciò ha consentito non solo di valorizzare il capitale sociale locale, ma anche un importante mezzo per poter cogliere più a fondo il significato del territorio, incrementando il valore del progetto stesso.

La proposta progettuale, in questa direzione, ha accolto le esigenze espressa dai testimoni privilegiati, individuando un sistema articolato di spazi aperti caratterizzati da una immediata relazione con i luoghi di frequentazione delle persone, i marciapiedi, gli attraversamenti e gli slarghi al fine di delineare un sistema di spazi pubblici aperti, come una grande trama di spazi collettivi messi a sistema con gli spazi pubblici esistenti.

 

 

1.    Qualità architettonica della proposta. I temi e gli obiettivi progettuali

Il progetto vincitore del concorso per la realizzazione della nuova uscita per la stazione Materdei a servizio del Rione Sanità prevede il recupero di una cavità tufacea schedata al numero 82 dal Comune di Napoli nella mappatura delle aree di cava esistenti. La cavità risale al 1761 e fu utilizzata, prima, per l’estrazione del tufo e, a seguire, come rifugio antiaereo nella Seconda Guerra Mondiale. Di fatto, la seconda uscita della stazione sorgerebbe lungo l’asse di via Alessandro Telesino, storico collegamento tra la parte bassa del quartiere Materdei e la Sanità.  

In risposta a quanto richiesto dal bando di concorso, è stata elaborata un’ipotesi progettuale tesa a conservare, consolidare e valorizzare la cavità tufacea, preziosa e misteriosa, delineando un percorso di luci e di ombre nelle viscere di Napoli attraverso l’alternarsi di illuminazione artificiale e naturale.

Per collegare la cavità alla stazione metropolitana di Materdei si è individuato un lungo percorso interno di attraversamento, su cui è innestata una ampia “piazza ipogea”, suggerita dalla naturale articolazione interna della cavità tufacea.

Il tracciato di collegamento si sviluppa, dunque, a partire dal quartiere Sanità in spazi interni continui, articolati in un primo tratto di ingresso realizzato mediante un taglio baricentrico nel corpo della gradonata di via Alessandro Telesino ed un secondo tratto lungo il ramo principale della cavità preesistente, completati da nuovi scavi di connessione con la quota delle banchine di stazione. Il varco introdotto, tagliando la porzione di gradonata di più recente realizzazione, consente di accedere alle cavità mediante un camminamento in quota che prosegue attraverso la piazza ipogea e lungo il tunnel di nuova realizzazione e sul quale si innesta il sistema di collegamenti verticali fissi e meccanizzati alla quota di banchina esistente.  

Capovolgendo la lettura del nuovo tracciato di progetto da seconda “uscita” della stazione Materdei, l’“ingresso” al sistema metropolitano dal quartiere Sanità assume il carattere di marcata centralità, un nodo urbano articolato, un punto di riferimento per il quartiere.

In questo intervento, grande importanza assume, dunque, il tema del varco. L'elemento che segna l’ingresso si materializza in una lamina di acciaio che taglia la scala di via Telesino e diventa protagonista di un suggestivo scenario che invita l’utenza ad intraprendere una discesa nel sottosuolo. Dal varco si intravede la parete di fondo della galleria di ingresso che, con una soluzione architettonica visibile anche dall’esterno, riprende il trattamento della pietra naturale studiato per il tunnel di nuova realizzazione più interno. In tal modo, gli elementi posti ai due estremi si richiamano tra loro come due innesti contemporanei chiamati a ricucire gli elementi preesistenti della stazione e della cavità in un sistema unitario e coerente al proprio interno. 

La soluzione proposta risulta perfettamente accessibile per tutti e consente la fruizione della stazione, eliminando nella stessa impostazione di partenza ogni barriera architettonica. Si realizza, in questo modo, una grande sezione urbana che collega interno e esterno, dalla stazione alla futura piazza, dalle profondità della cavità esistente alla superficie degli spazi urbani in un rapporto diretto e continuo tra spazi pubblici di diversa natura. 

 

La soluzione individuata, accedendo direttamente dal ventre della scala pubblica di via Telesino, ha costituito, tra le alternative prese in considerazione dal bando di concorso e dal gruppo di progettazione, quella preferibile anche per l’insussistenza, di fatto, della necessità di realizzare procedure di esproprio, in quanto le aree interessate dall’intervento sono tutte di proprietà pubblica. 

2. Inserimento della soluzione proposta nel contesto urbano e ambientale

Attraverso sopralluoghi e ricerche relative al territorio e all’area di intervento, è stata costruita una mappatura della Sanità, che consente di mettere in evidenza antiche connessioni e nuovi collegamenti di rilevanza con la nuova uscita della metropolitana.

La rinascita della Sanità, quartiere di fondamentale importanza della città storica napoletana, viene pensata in larga scala con l’obiettivo di costruire un concatenarsi di interazioni con l’intera parte urbana dalla nuova uscita: dai percorsi sotterranei di connessione delle catacombe, evocati dal recupero delle cavità, dalle Fontanelle a Santa Maria della Vita, da San Gaudioso a San Severo fino a San Gennaro, potranno sovrapporsi, attraverso un grande piano di pedonalizzazione, i percorsi superiori che coinvolgono le aree di ingresso, gli slarghi e la piazza connessi a queste stesse importanti architetture.

  Attraverso il parziale abbattimento e arretramento del muro, si potrà, dunque, inserire l’elemento di accesso alla metropolitana all’interno di un più ampio processo di riqualificazione urbana di quest’area del rione Sanità, innescando un nuovo sistema di relazioni e trasformando quello che oggi è vissuto come un semplice nodo della viabilità in una piazza a servizio degli utenti e dei cittadini. 

Questo intervento potrà rafforzare la capacità di innestarsi nel quartiere dell’intero progetto, rappresentato emblematicamente dal taglio nel ventre della scala di via Alessandro Telesino.

3.    Valorizzazione e allestimento degli spazi interni ed esterni

Il progetto di valorizzazione e allestimento degli spazi interni ed esterni della cavità, è stato sviluppato intorno al tema del rapporto tra luci ed ombre, posto alla base dell’impostazione progettuale e declinato in maniera differente per ciascun tratto ipogeo della cavità.

L’uso differenziato della luce traduce e enfatizza il tema del “trapasso” da una condizione all’altra, caratteristica del rione Sanità in cui si innesta, dal chiarore diurno urbano al gioco di luci ed ombre del sottosuolo.

L’idea di allestimento delle cavità è stata quindi sviluppata sulla base del concetto di trapasso, di passaggio da una condizione all’altra, passaggio dal buio alla luce: l’artista Rebecca Horn con la sua installazione “Spirits – Capuzzelle”, ha inteso suscitare negli spettatori la sensazione di assistere ad un fenomeno di continuità, di generare l’idea di una vita che non si conclude ma anzi aspira all’eternità. Allo stesso modo, gli spazi delle cavità sono stati interpretati come luoghi di passaggio, di transito e di ri-connessione tra i diversi ambienti e le diverse quote.

Questo concetto di passaggio in movimento, attraverso le differenti interpretazioni dei giochi di luci ed ombre è stato esplicitato mediante diverse interpretazioni dei tre elementi principali della cavità: il percorso nella cavità esistente, la piazza ipogea e il nuovo tunnel di collegamento con la Stazione Materdei. Di seguito si riportano sinteticamente le scelte relative all’allestimento per ciascun tratto del percorso.

Accesso e percorso nella cavità esistente

Lungo il tratto di percorso della cavità esistente che si estende dall’ingresso su Via Telesino fino alla piazza ipogea, si prevede l’inserimento di pavimentazione in resina colata di colore rosso. Tale scelta indica la volontà di concepire il percorso come camminata nel ventre di Napoli, nelle sue viscere, in contrasto con le pareti esistenti in tufo lasciato a vista, valorizzato da un’illuminazione soffusa radente le pareti oltre che dalla luce zenitale proveniente dagli antichi pozzi utilizzati per l’estrazione del tufo trasformati in “pozzi di luce”.

Inoltre, al fine di garantire mediante l’allestimento una fruibilità suggestiva della cavità, si prevede l’inserimento di schermi olografici e l’istallazione di videocamere, che a loro volta proietteranno su pannelli di vetro opachi e trasparenti sparsi lungo la cavità esistente ologrammi degli utenti che attraverseranno la cavità o di artisti che vorranno esibirsi.

I protagonisti che attraverseranno questi spazi saranno gli abitanti, i turisti e gli utenti della metropolitana, il popolo, l’ossigeno di un quartiere ricco di veleni, i volti di chi vive la città, assicurando ai fruitori un risultato ad alto impatto emotivo.

I pannelli posti all’interno del percorso potranno inoltre essere utilizzati anche per delle mostre espositive permanenti oppure di breve durata.

 

La Piazza Ipogea

Lo spazio della piazza ipogea è identificato come punto baricentrico rispetto alla cavità esistente e il nuovo tunnel, e si configura come uno spazio di snodo, di smistamento dei flussi, ma anche di stasi. La Piazza sarà quindi attrezzata con elementi da artisti realizzati con una base in tufo, ricavato dagli scavi, ed elementi superiori in acciaio corten, dal contenuto simbolico, che accolgono dispositivi di multi-proiezioni seamless che garantiranno un’esperienza unica al fruitore.

Il nuovo tunnel di collegamento con la Stazione Materdei

In pieno contrasto con la luce soffusa della cavità preesistente, il nuovo tunnel sarà completamente illuminato: ai lati del tunnel saranno posti dei rivestimenti semitrasparenti in grado di amplificare l’illuminazione prevista. Passando dal tunnel esistente, proseguendo nella piazza ipogea e giungendo infine al nuovo tunnel, i differenti cromatismi e i giochi di luce creeranno quell’effetto di trapasso dal buio alla luce (e viceversa) descritto precedentemente e che si delinea come leitmotiv del progetto degli spazi interni ed esterni.

Elemento caratterizzante del nuovo tunnel sarà la copertura in tufo: il materiale estrapolato nel sottosuolo, opportunamente dimensionato e trattato, contribuirà ad un gioco di pieni e vuoti. La luce artificiale e i pannelli semitrasparenti sulle pareti creeranno un forte contrasto con la naturalità dell’elemento materico, generando interessanti e complessi giochi di luci ed ombre.

Anche in questo caso, come per il primo tratto e per la piazza ipogea, per rafforzare il concetto di continuità ed unitarietà del percorso, si è scelto di utilizzare lo stesso pavimento, con la medesima colorazione e granulometria.

Per quanto riguarda l’allestimento degli spazi esterni, si prevede di caratterizzare l’ingresso del nuovo collegamento mediante l’introduzione di corpi luminosi posti in modo strategico in relazione al portale di ingresso.

Anche all’esterno il tufo diventa protagonista: estrapolato proprio in quel sottosuolo, accompagnerà turisti e fruitori all’interno del quartiere abbattendo quel muro che si è creato tra la città e il quartiere successivamente alla costruzione del ponte, cosi "la pietra scartata” potrà diventare “testata d'angolo".

Infatti durante le lavorazioni verranno estrapolati dei blocchi di tufo che potranno poi essere impiegati come elementi “artistici” nel quartiere Sanità e in altre zone della città. Tale operazione potrà generare una relazione tra la città sotterranea e quella in superficie: dalle cavità dove veniva ricavata la pietra da utilizzare per la costruzione della città, oggi si recupererà il tufo proponendolo come opera d’arte che richiami alla memoria il suo storico utilizzo, mediante un trattamento contemporaneo.

3.    Il progetto partecipato: il ruolo del quartiere nella definizione delle scelte progettuali

La consapevolezza della persistenza dei principi unitari e dei fattori di aggregazione che hanno presieduto alla formazione e allo sviluppo del quartiere è ben presente nella popolazione della Sanità. In questa ottica, il progetto urbano di inserimento del nuovo sistema di uscita-ingresso alla metropolitana nasce da una attenta operazione di coinvolgimento della cittadinanza, attraverso sopralluoghi e interviste ad abitanti e lavoratori delle aree immediatamente prospicienti quella di intervento, a cui si è affiancato un costante dialogo con i principali portatori di interesse tra i quali associazioni culturali e impegnate nel sociale, nonché esponenti a campione della cittadinanza di cui sono stati accolti necessità e riflessioni, tradotti in importanti obiettivi e spunti per il progetto.

Dal confronto con la popolazione dell’area oggetto di intervento, è emerso come tale porzione della Sanità, trovandosi ai margini del nucleo centrale del quartiere, sia stata meno soggetta agli interventi di riqualificazione che hanno investito la restante parte del quartiere nell’ultimo decennio. La sfida progettuale quindi si è tradotta nella possibilità di valorizzare, mediante la realizzazione della seconda uscita della metropolitana, l’intera area circostante.

L’ intervento è stato quindi pensato ad una scala ampia, con l’obiettivo di costruire un concatenarsi di interazioni con l’intera parte urbana coinvolta dalla nuova uscita: dai percorsi sotterranei di connessione delle catacombe, evocati dal recupero delle cavità, dalle Fontanelle a Santa Maria della Vita, da San Gaudioso a San Severo fino a San Gennaro, potranno sovrapporsi, attraverso un grande piano di pedonalizzazione, i percorsi superiori che coinvolgono le aree di ingresso, gli slarghi e le piazze connesse a queste stesse importanti architetture.

Il lavoro di completamento dello scavo e le diverse lavorazioni del tufo interno alla galleria potranno essere continuati, evidenziati e richiamati attraverso opere di allestimento, disposte nei punti strategici dello spazio aperto pubblico del quartiere, recuperando e reimpiegando gli scarti delle lavorazioni. Ancora una volta il tufo, il materiale di costruzione della Sanità, “borgo dei borghi”, lungo il frastagliato arco collinare, si riconferma l’elemento fondamentale di connessione tra gli strati sotterranei e gli strati sovrapposti di una struttura morfologica e edilizia assolutamente unica.

Inoltre, accanto al livello di continuità interno-esterno che potrà caratterizzare il nuovo intervento per la metropolitana come presenza sugli spazi aperti del quartiere, si è potuta rilevare attraverso questo iter un’istanza dei cittadini, fortemente condivisibile e peraltro facilmente realizzabile: rompere le separazioni oggi esistenti, intervenendo in un’area strategica localizzata proprio all’uscita della metropolitana, tra via Fontanelle e via Sanità delimitata da un muro di contenimento e recinzione in blocchi di tufo alto circa 4,00 mt, dove operano diversi enti. L’area verde, a servizio del complesso storico di Santa Maria della Vita (ex Ospedale San Camillo) con il suo suggestivo chiostro, è cinta da un percorso pedonale attualmente utilizzato dai dipendenti delle diverse associazioni come passaggio verso l’adiacente parcheggio.

In questa situazione si propone di intervenire sulla cortina e sull’area verde, riconfigurando quello che attualmente costituisce il fronte chiuso e impenetrabile del trivio stradale, ridisegnando il muro di cinta e aprendo il giardino alla città, come nuovo spazio pubblico dello “stare” a servizio del quartiere, un ulteriore elemento di rafforzamento dell’area di ingresso alla metropolitana come “nodo urbano”, un luogo di incontro molteplice, dove gli spazi aperti differenziati sono connessi e intrecciati.